Via di Luca

Ovvero salita alla Cima dei Preti per il versante Ovest, dalla Val Montina.

Da Forcella di Collalto il versante Ovest della Cima dei Preti e il Duranno. Foto di Paolo Colombera.

Nel 2015 lasciai il seguente messaggio in bottiglia nel mare di internet. La via Berti – Tarra sulla parete Ovest della Cima dei Preti, data di secondo grado, per me che sono un escursionista esigente con modeste capacità alpinistiche, rappresenta il massimo delle mie aspirazioni: lunghezza dell'itinerario, difficoltà abbordabili, vetta di tutto rispetto. La relazione della via, presente nella guida Dolomiti Orientali volume secondo di A. e C. Berti, essenziale e precisa, sconta però il fatto di essere datata: 1913!

Il Berti asserisce che quella era la via più utilizzata dai cacciatori della Val Montina. Probabilmente essi salivano in cresta per sparare ai camosci che pascolavano nei cadini in versante friulano, sorprendendoli dall'alto. Questo tipo di caccia, faticosissima, ci fa capire i tempi in cui veniva praticata e cioè anni di miseria per le genti di montagna e dunque presumibilmente tra l'ottocento e il novecento. Che il Berti fosse venuto a conoscenza di questo itinerario da qualche cacciatore lo si evince da una frase della relazione: “...quasi sempre neve”. Berti col compagno ci è passato per quei canaloni una sola volta nel giugno del 1913; poteva sapere che là dentro la neve regna quasi sempre solamente da qualcuno che avesse frequentato quella via per più volte in anni diversi. La mia attività sulla neve e ghiaccio è quasi nulla, non ne ho nessuna esperienza, non so sciare, non conosco le tecniche di progressione su nevai. Pertanto per affrontare la Berti – Tarra ho atteso un' estate calda, seguita ad un inverno con scarse precipitazioni, quale è stata questa del 2015. Fregatura! Un canalone pieno di neve livella i vari salti che invece restano scoperti senza. E i salti del canalone iniziale sono molti, abbastanza difficili e uno, quello che mi ha respinto, troppo impegnativo per le mie capacità. Così si sono infranti i miei sogni di realizzare un'escursione, sia pur di un certo impegno, sulla Cima dei Preti dalla Val Montina. Queste mie poche righe e notizie potrebbero aiutare qualche intrepido con maggiori capacità delle mie, a riscoprire questo grandioso itinerario.

La parete Ovest dall'alta Val dei Frati.

L'intrepido alla fine si è fatto vivo! Si chiama Luca Basso ed è di un paese della Saccisica in provincia di Padova. Inizia in Aprile di quest'anno, dato lo scarso innevamento, l'esplorazione della val Bosco del Belo e val Montina. Sale, da Caralte, l'intera val Bosco del Belo e la val Gea per più volte sino alla Forcella di Collalto con relativa ascensione alla cima, sale e scende la Val de Piziè, passa tre volte lungo la Cengia delle Intorte risalendo poi il sospeso e bellissimo Cadin di Gea sino alla cima Laste. Sempre dalla val Bosco del Belo è riuscito a risalire la ripidissima ed impervia Val de Viè sino alla casera del Cavalet. Dalla val Montina, seguendo le tracce dei camosci, raggiunge la forcella di Collalto evitando di risalire l'omonimo canalone sfruttando la gran cengia di cima Laste e poi da qui percorre la via "Coletti-Depoli" per parete Ovest della cima Laste sino in cima. Dalla Val Montina risale la Val dei Frati sino in forcella e sull'omonima cima. Sempre dalla val Montina, seguendo i camosci, ha valicato la forcella del Monumento e la forcella del Cadin dei Frati.

Duranno dalla parete Ovest della Cima dei Preti.

Ma c'era qualcosa - mi scrisse Luca - che ogni volta vedevo e mi attirava: la via Berti-Tarra alla cima dei Preti; voi che avevate rinunciato, il libro del Baroni che raccontava che più di dieci anni fa altre due persone, che poi ho contattato, avevano rinunciato, insomma sembrava che questa fosse una via fantasma e mi venne persino il dubbio che il Berti mai ci fosse salito e neppure i cacciatori. Così lunedì scorso alle 5 sono partito per l'ennesima volta da Macchietto entrando dentro il canalone in questione completamente senza neve e qui ho cancellato dalla mia testa tutto quello che la guida Berti racconta. Ho guardato quella montagna sopra di me ma soprattutto ho cercato gli escrementi dei camosci che mi hanno indicato la giusta via sino a sbucare cento metri sotto il ghiaioso cadin che sorregge la cima dei Preti (Cadin Alto) e la vista del versante friulano mi ha provocato un forte urlo di liberazione e di entusiasmo, avevo compiuto l'ascensione che da più tempo portavo dentro i miei pensieri: Cima dei Preti per parete ovest: via dei cacciatori della Val Montina (salita realizzata il 31 luglio 2017 con partenza da Macchietto e ritorno in giornata).

Il canalone iniziale.

Ometto di via con sullo sfondo un omone.

Dal canalone iniziale Antelao, Cima e Forcella di Collalto.

In realtà la via seguita da Luca ha in comune con la Berti-Tarra solo l'accesso e l'uscita, tutto il resto è una fantastica invenzione di Luca, che si è lasciato portare dalla montagna e dalle tracce dei camosci. Prima ripetizione lo scrivente il 30 agosto 2017.

La parete arcigna: pare impossibile salire.

Cenge ascendenti: tutte da esplorare.

L'artiglio, caratteristico torrione a metà circa della parete.

Dall'artiglio: la Val dei Frati s'innesta da sinistra nella Val Montina.

S'intuisce la terrazza sotto le gialle pareti terminali del monte.

Alti come la Cima dei Frati.

Il canale-fessura che porta in cresta.

Sguardo verso il basso dal canale-fessura.

La forcella di uscita della via.

Bestia schiva.

Considerazioni. Si tratta di una via greppistica, o per chi non digerisce i neologismi, di alpinismo ante litteram; tipico percorso che sfrutta i punti deboli della montagna, solitamente utilizzati dai selvatici per i loro spostamenti. Il fatto che superi un poderoso salto di parete alto più di mille metri ne fa un itinerario di grande prestigio. Ma è la meraviglia il vero carattere di questa via: ogni passo è una scoperta, dietro ogni dosso l'incredibile si avvera. Essere là in mezzo a quelle pareti, ospiti e come tali discreti e silenziosi, timorosi e al contempo fiduciosi che uno scalpiccio o una fatta insegni la strada. Quasi come le bestie tra le bestie, una specie di gioco che ci riporta alla dimensione selvatica: ciò che ha più senso trarre dal rapporto con la montagna.

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